Corsi di Kenjutsu
L’arte della spada giapponese
Il Kenjutsu (‘arte\maneggio della spada’) è un termine-ombrello che indica l’insieme di tecniche, posizioni e princìpi legati al combattimento con le lame diffuse nel Giappone feudale. Non si tratta di un’unica arte marziale codificata, contrariamente al moderno Kendō, ma di una vasta gamma di tradizioni, anche molto diverse tra di loro, e che spesso contemplano non solo la scherma, ma anche il combattimento con altre armi ed ovviamente a mani nude. L’insieme delle pratiche marziali – comprendenti quindi varie armi e combattimento disarmato – viene chiamato Bujutsu, ovvero arte\tecnica della guerra; all’interno del Bujutsu, il Kenjutsu rappresenta lo studio specifico delle tecniche di spada.
Sebbene le arti marziali, in Giappone come nel resto del mondo, siano da sempre iniziate come tradizioni orali – tramandate quindi direttamente da maestro ad allievo, privatamente, in seno a famiglie, clan o gruppi sociali ben definiti – è spesso avvenuto che tali tradizioni si formalizzassero in un curriculum tecnico codificato, permettendo così all’arte di essere insegnata a gruppi più estesi di persone, ed acquisendo una identità propria. Nascono così gli ‘stili\scuole’, in giapponese ‘ryū-ha’, di arti marziali. Nella storia si sono succedute centinaia, anzi migliaia di scuole, legate fra di loro da relazioni di discendenza. Alcuni stili, i più antichi, sono nati per uso bellico e contemplano il combattimento in armatura sul campo di battaglia, con una vasta gamma di armamenti, mentre quelli più ‘moderni’, nati dopo il 1600, sono focalizzati sul combattimento individuale per autodifesa.
I primi stili di cui si ha documentazione storica nascono a cavallo fra il 1300 e il 1400; in particolar modo, tre stili di scherma sono considerati i punti di origine delle tradizioni nate successivamente. Si tratta delle tradizioni Shintō-ryū, Kage-ryū e Nen-ryū. Il giappone di quei tempi era nel pieno della Sengoku-jidai, la tumultuosa epoca degli stati combattenti. Dopo secoli di guerre, il paese è stato nuovamente unificato e stabilizzato nel 1603 sotto il governo militare dello Shōgun Ieyasu Tokugawa. La conseguente pace (ed isolamento dal mondo esterno) del Giappone durò ben tre secoli, finché l’arrivo delle ‘navi nere’ del commodoro americano Matthew Perry non costrinse il governo nipponico a riaprire i porti, dando il via ad una seconda epoca di tumulti culminata poi nella modernizzazione dell’epoca Meiji.
È proprio durante il lungo periodo di pace che le tradizioni marziali giapponesi fioriscono e le scuole si moltiplicano, in un costante flusso e scambio intestino di tecniche e pratiche marziali. Per quanto non ci fossero più guerre, le occasioni per snudare la spada non mancavano, che fosse per difesa o per ragioni di onore o prestigio, ed un bravo spadaccino poteva ancora aspirare a facoltosi incarichi come guardia del corpo o istruttore di scherma per l’aristocrazia guerriera.
Il corso di Kenjutsu presso il dojo Mukei prevede lo studio delle tecniche, posizioni, forme e pratiche marziali delle tradizioni Kyushin-ryū e Tenshin Shōden Katori Shintō-ryū. Il primo è uno stile relativamente recente, incentrato sul maneggio della spada in abiti civili, molto sintetico, lineare e pratico, mentre il secondo stile, il cui studio inizia in un momento successivo, è uno dei più antichi tuttora esistenti e contempla il combattimento con spada lunga, spada corta, entrambe le spade contemporaneamente, bastone, alabarda (naginata) e lancia, sia con che senza armatura.
Per quanto si tratti di arti la cui applicazione pratica è inesistente oggigiorno, il loro studio conferisce tuttavia un profondo legame con la realtà concreta, donando abilità fisiche e psicologiche di grande aiuto della vita quotidiana, come miglioramento della postura, capacità reattive, velocità di pensiero e stabilità emotiva, tutte qualità fondamentali tanto per l’antico guerriero giapponese quanto per la vita nella società contemporanea.